Blog sport fluviali
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Cari amici,
Last but not least, dopo Come diventare Guida Rafting (Part I) - II livello e Come diventare Guida Rafting (Part II) - III livello vedremo ora come funziona per diventare Guida Rafting di V livello
Cari amici,
dopo il grande successo della prima puntata del nostro panel, Come diventare Guida Rafting (Part I) - II livello, in questo secondo post cercheremo di far luce su come diventare guida rafting di III livello.
Come diventare Guida Rafting di III livello
Il corso per Guide di III livello, della durata di sette giorni, è finalizzato alla preparazione all'esame da Guida di V livello, che potrà essere sostenuto nell'anno successivo. Durante la settimana di corso verranno toccati, da un punto di vista teorico e pratico, tutti i principali aspetti della guida in fiume:
- conduzione
- river rescue (uso della corda da lancio, soccorso al pericolante, comportamento in scenari ad alto rischio, operazioni di recupero)
- comunicazione
Cari amici,
in questi anni sono tante le persone che, un po' per scherzo un po' per davvero, si sono appassionate al mondo del rafting al punto tale da chiederci come si fa a diventare una guida. È proprio per questo che abbiamo deciso di inaugurare una breve serie di post sul tema, nei quali capiremo come diventare guida rafting di II (facoltativo) e di III livello (necessario per diventare poi Guida di V), come funziona l'esame per diventare Guida di V livello e per finire, per le Guide straniere, come ottenere un brevetto valido in Italia.
Da un articolo di Laura Farrell sul blog del team dagger, ecco un elenco delle ragioni per cui tutti - ma proprio tutti! - dovrebbero andare in canoa.
"Di recente molte persone mi hanno chiesto perché vado in canoa. In particolare, volevano sapere che cosa esattamente del kayak lo rendeva così speciale, al punto da farmi desiderare di costruirivi la mia vita intorno. Dopo aver risposto a questa domanda un certo numero di volte, ho cominciato a interrogarmi su quali siano davvero le ragioni per cui penso che andare in canoa sia così una figata.
Liberamente tradotto da: "How to survive winter paddling", ecco un piccolo manuale per la sopravvivenza alle gite in kayak d'inverno.
Con l'occasione, per le volte in cui avete voglia di andare in canoa ma un po' meno di pagaiare sotto zero, vi ricordiamo che ogni lunedì sera il @MonrosaTEAM vi aspetta in piscina al Quanta Sport Village... AL COPERTO!!
"Una discesa sul fiume con la scuola??!!" Un tempo non sarebbe stato neanche immaginabile. Solo a sentire una proposta simile, i presidi avrebbero licenziato in tronco gli incoscienti docenti e le protettive mamme italiane sarebbero inorridite immaginando i poveri figli inghiottiti dai flutti.
Noi del MonrosaTEAM possiamo dire, senza falsa modestia, di aver fatto con le scuole una grande e tenace attività di promozione del fiume, sia dal punto di vista sportivo che da quello relativo alla conoscenza e alla salvaguardia della natura che lo circonda. Già a metà degli anni '90 i primi docenti di Educazione Fisica cominciavano a vedere nelle nostre proposte fluviali un'interessante possibilità formativa per i loro studenti. Non era sempre semplice convincere dirigenti, colleghi e genitori e superare il percorso ad ostacoli della burocrazia scolastica: il fiume era infatti considerato un ambiente pericoloso e gli sport fluviali erano catalogati come "estremi".Oggi la situazione fortunatamente è cambiata, tanto che rafting, canoa, canyoning e hydrospeed sono addirittura entrati a far parte dei P.O.F. (Piano dell' Offerta Formativa) di parecchie scuole.
"Se si pensa a persone non vedenti che praticano il rafting, la reazione di chiunque sarebbe sicuramente di incredulità. Eppure, unendo buona volontà e quel pizzico di follia che da sempre caratterizza il Gruppo Verbanese Sciatori Ciechi, questo sogno si è trasformato in realtà". Così inizia il racconto di Samuel Frasson, Consigliere Gruppo Verbanese Sciatori Ciechi, che lo scorso 13 settembre si è cimentato insieme ai suoi compagni in una discesa rafting. Bellissima esperienza anche per noi del MonrosaTEAM!
Cari amici,
riportiamo qui, per chi se lo fosse perso, un divertente articolo di Rhys Saunders sul kayak uscito qualche giorno fa sull'Huffington Psst (parodia dell’Huffington Post).
"Nonostante a lungo si sia pensato che un certo numero di attività diverse dal kayak fossero qualificabili come sport, gli esperti del settore ci dicono ora che questa nozione sia falsa. <<A prima vista pare che ci siano molti sport>> ha dichiarato Bill Clancy, precedente allenatore della NFL, <<ma quando guardi da vicino, non c’è attività ad eccezione del kayak che tu possa definire uno sport>>.
Liberamente tratto da: "How to Date a Kayaker: A Guide to Outdoor Whitewater Bliss" di Ashley Woodring, fidanzata da ormai cinque anni con Chris Gragtmans.
1) Se cerchi un fidanzato ricco: stai alla larga dai canoisti.
Prendine atto: il kayak è uno degli sport meno retribuiti, anche a livello di top-atleti. Nella maggior parte dei casi, il meglio che tu possa sperare è di avere uno sponsor che finanzi il tuo viaggio. E questo se sei moooolto fortunato.
Oggi abbiamo decidere di raccogliere il racconto di un amico, che ha voluto condividere con noi il racconto della sua "prima volta" in canyoning. Paure, aspettative ed emozioni intense: un viaggio all’interno del fiume visto con gli occhi nuovi della prima esperienza.
La sera prima - Sono a Balmuccia da poco meno di una settimana, e quelle montagne, così diverse da quelle cui sono abituato, mi hanno già largamente conquistato, come tutta la Valsesia. È sabato sera, e attorno al bar del Monrosa Rafting si fa festa tra vecchio blues e birre doppio malto. Quando mi rendo conto del fatto che solo qualche ora dopo - davvero poche per la verità - dovrò svegliarmi per fare un'attività sportiva che non conosco in un ruscello dall'acqua gelida, decido di far presenti le mie perplessità ad una delle Guide. "Ti butto in acqua una volta, se non ti sei ancora svegliato ti ci butto una seconda e se serve anche una terza" - mi dice - "e vedrai che ti svegli di sicuro".
La seconda e la terza, alla fine, non saranno necessarie.
Non c’è dubbio sul fatto che la canoa fluviale sia sempre stato un sport figlio di un dio minore, poco conosciuto, poco praticato, poco seguito dai media; gli amanti di questo sport spesso si interrogano sulle possibili cause, senza tuttavia nascondere quel briciolo di orgoglio che contraddistingue coloro che si sentono parte di una cerchia ristretta ed un pochino elitaria.